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Maschere Giapponesi: uso e significati delle maschere antiche e tradizionali

maschere giapponesi
Redazione

Le Maschere Giapponesi tradizionali hanno come uso principale quello decorativo, e vengono vendute presso festival e luoghi di pellegrinaggio religioso

Altre vengono indossate durante le danze e le performance attoriali legate alla religione Shintoista; quasi tutte sono comunque legate ad archetipi presi in prestito dagli antichi miti e leggende, così come dalle danze e dal teatro Noh, e sono rimaste le maschere giapponesi più famose che ancora oggi si possono vedere.

Le maschere nascondono le espressioni dell’attore, ma sono accuratamente scolpite per catturare la luce del palcoscenico e cambiano espressione a seconda dell’angolo d’ombra della maschera.

Dato che le maschere giapponesi sono tra i simboli più classici della cultura nipponica, sono un soggetto comune anche nei tattoo giapponesi.

Maschere giapponesi

Onnamen

Tradizionalmente, le donne non partecipano al Noh e le loro parti sono interpretate da uomini che indossano maschere chiamate Onnamen oppure maschere femminili che hanno una grande varietà di forme.

Le belle donne sono rappresentate in una serie di forme tra cui Ko-omote, Wakaonna, Zo e Magojiro, mentre le Omiona sono donne della classe operaia e le maschere Fukai e Shakumi rappresentano donne più anziane e di mezza età.

Una maschera sulla quale vale la pena di soffermarsi per il Deigan è quella della donna saggia ma anche mondana, tanto da avere gli occhi orlati d’oro.

Oni

 

 
 
 
 
 
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Gli Oni sono demoni giapponesi. Di solito sono raffigurati con il colore rosso per il viso, arrabbiati e con lunghi denti affilati, ma queste creature non sono le creature più spaventose tra i mostri giapponesi.

Gli Oni sono le maschere più comuni durante il Bean-Throwing Festival, dove la gente le indossa per le rappresentazioni ai festival e nei santuari.

I genitori poi, indossano queste maschere anche a casa per spaventare i loro figli, mentre i bambini gettano fagioli per spaventare gli “oni” e invitare la fortuna a restare nella propria casa per tutto l’anno.



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Tengu

 

 
 
 
 
 
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I Tengu sono i temibili semi-dei che proteggono le montagne, queste creature demoniache sono raffigurate con facce rosse e espressioni arrabbiate ma la loro caratteristica più evidente è un lungo naso rosso.

In passato i Tengu erano più simili agli uccelli poi sono diventati umani e quel becco si è trasformato in un naso ma ha mantenuto la sua forma lunga.

Le maschere Tengu sono utilizzate per spettacoli teatrali Noh e per alcune feste scintoiste. Sono anche spesso utilizzate come decorazione perché i Tengu  spaventano gli spiriti cattivi e portano fortuna.

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Kitsune

 

 
 
 
 
 
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Le maschere Kitsune o maschere di volpe, sono indossate dai partecipanti a certi festival shintoisti o solo per divertimento.

Storicamente le volpi sono state viste come creature magiche con la capacità di cambiare forma e come messaggeri di Inari, il dio scintoista del riso, del commercio e della prosperità. Per questo sono figure importanti in alcune feste che coinvolgono questo dio.

Hyottoko

Hyottoko è una figura sciocca e infantile con un’espressione comica sul volto.

La sua bocca è quasi sempre arrotondata e inclinata da una parte perchè le storie che lo riguardano solitamente lo descrivono mentre soffia in una pipa di bambù.

In alcune danze tradizionali giapponesi, durante le feste, i ballerini interpretano il ruolo del clown mentre indossano maschere Hyottoko.

Okame (Otafuku)

 

 
 
 
 
 
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Okame è la versione femminile di Hyottoko e per questo le loro maschere di solito appaiono insieme.

Possono essere indossate dai ballerini per eseguire passi di danza divertenti e sciocchi e come il suo omologo maschile, Okame è una figura positiva e talvolta considerata come porta fortuna.

È raffigurata come una donna con una grande testa ovale e occhi sorridenti ed è anche conosciuta come Otafuku.

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Men-yoroi

 

 
 
 
 
 
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Men-yoroi (Menpo) erano le maschere corazzate indossate da guerrieri e samurai ed erano decorative e personalizzabili in base alle preferenze e alla vestibilità di chi le indossava.

Le maschere Somen coprivano l’intero viso di chi le indossava,  offrendo così la massima protezione, mentre le maschere Menpo erano coperture parziali.  Oggi la maggior parte di queste maschere sono esposte nei musei.

Bugaku

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Jorge Tlatelpa Favela (@myoe_tf) in data:

Meno conosciuto rispetto alle altre arti dello spettacolo giapponese, il Bugaku è uno spettacolo di danza praticato in Giappone da secoli e originariamente era una riservata solo per la corte imperiale e per  l’élite sociale.
Come il Noh richiede agli artisti di indossare maschere spesse e realizzate minuziosamente ma questa è l’unica somiglianza.

A differenza della rigidità delle maschere Noh, alcune maschere Bugaku  dispongono di parti mobili.

Ci sono circa 20 personaggi fissi nel Bugaku, ognuno con la propria personalità e maschera, creata con lacca secca o legno.

Namahage

 

 
 
 
 
 
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Nel mondo occidentale, i genitori si affidano al potere della Befana per tenere sotto controllo i bambini ma per i residenti della città di Oga ad Akita, il Namahage è un concetto molto più temibile del carbone nelle calze.

Ogni nuovo anno i giovani del villaggio di Oga indossano queste terrificanti maschere giapponesi dei demoni della montagna, come un modo per spaventare i bambini e spingerli a comportarsi bene.

È una strana ma affascinante tradizione folcloristica locale che ha plasmato l’identità della città così profondamente che è quasi impossibile camminare per strada o visitare un negozio a Oga senza doversi confrontare con un namahage.

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Digital Strategist e Marketing Manager di Scambieuropei; con una grande passione per la musica, il cinema, i viaggi e i Podcast.