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Carriera internazionale: siamo davvero pronti? (parte 2)

Redazione

Sviluppare le giuste competenze ed inserire esperienze di rilievo nel proprio CV sono due aspetti fondamentali che non tutti gli studenti colgono in tempo. Ecco qualche consiglio pratico.

Sebbene la “spinta” dei giovani italiani verso l’estero sia in costante crescita, possedere gli strumenti giusti per affacciarsi alla carriera internazionale resta una limitazione.

Il motivi sono numerosi e spesso dipendono dal fatto che le idee che si hanno su una professione, su cosa concretamente significhi lavorare in un determinato ambito, sono piuttosto nebulose (ne abbiamo parlato nell’articolo precedente), ma non solo.

Capita sovente infatti che quando si scopre di avere una determinata vocazione, ci si rende conto di non possedere molte delle competenze necessarie a ricoprire certi ruoli.

In realtà, molte di queste competenze – definite trasversali – non vengono acquisite durante il percorso accademico, ed il gap tra ciò che viene richiesto da chi assume, e ciò che realmente si sa fare, è troppo ampio.

Già durante il percorso universitario è dunque importante dedicarsi ad attività formative extra-curriculari che possano realmente arricchire il nostro skill-set (ed il proprio CV) in tempo.

E’ questa la ragione principale per la quale esperienze come i Model United Nations sono diventate così popolari negli ultimi anni tra gli studenti italiani.

Per dare un’idea concreta di quanto spiegato, raccontiamo una storia emblematica: quella di Gianfranco Astaldi.

Oggi ha (solo) 20 anni ma ha già le idee chiare. Farà l’economista, ma per lui i sei anni passati a frequentare la formazione internazionale fatta dall’Associazione Diplomatici – prima in Italia e poi alle tante edizioni del Change the World Model UN (CWMUN) di New York – sono stati fondamentali.

E’ iscritto a Economia e Management alla LUISS ma insegna Global Perspective al liceo romano che frequentava fino a poco fa: l’Istituto Villa Flaminia.

Hai partecipato per sei volte al CWMUN di New York, perché?

“Mi sono innamorato del CWMUN e non sono più riuscito a staccarmene. Al di là dell’offerta formativa, la location è fantastica, New York ti travolge, c’è un programma culturale che ti fa godere tutti gli aspetti del viaggio. Poi c’è l’Associazione Diplomatici: oltre alla formazione il suo punto di forza è la capacità di gestire i rapporti in modo quasi familiare, ti senti amico di tutti e puoi parlare con tutti, affrontare i problemi come se
stessi nel gruppo da sempre.

Per quanto riguarda la formazione, Diplomatici mi ha aiutato a far emergere questo interesse per la geopolitica che a 14 anni non sai di avere.

La formazione, soprattutto quella da delegato, ti aiuta ad aprire lo sguardo sul mondo, ti toglie i pregiudizi. Poi c’è lo scambio con ragazzi di altri Paesi che rappresenta un grande arricchimento.

Il bello è capire come ragionano persone con un diverso background e questo è l’aspetto più interessante della multiculturalità del CWMUN. Poi nascono anche amicizie che ti consentono di conoscere meglio e vedere le cose da punti di vista differenti.

Al di là delle tue scelte future, cosa ti lascia l’esperienza del CWMUN e quella con Diplomatici?

“Io non farò la carriera diplomatica ma questa esperienza lascia tracce molto profonde indipendentemente dal fatto che vuoi intraprendere o meno una carriera internazionale. Io farò l’economista ma il lavoro con Diplomatici mi ha dato tante occasioni per mettermi in gioco, molto importanti.

La prima cosa che mi ha insegnato Diplomatici è la capacità di parlare in pubblico. Poi è stata fondamentale l’esperienza del lavoro nel loro staff: ho imparato a saper rispettare le scadenze in un ambiente lavorativo, a saper interfacciarmi con un cliente o comunque con una azienda, ho imparato la responsabilità del mio ruolo, ho imparato cosa vuol dire tenere una classe, gestire i ragazzi. Questo mi ha fatto crescere.

Adesso, a 20 anni, cercando i primi stage di lavoro, riscontro che l’esperienza fatta con Diplomatici viene notata. Ho la consapevolezza che questo mi dà una marcia in più”.

Che materia è Global Perspective?

“E’ una delle nuove materie che sono richieste alle scuole per avere l’abilitazione Cambridge. Il Villa Flaminia, che ha l’abilitazione Cambridge, deve quindi insegnare questa materia e le lezioni sono tutte in lingua inglese. E’ quello che noi cerchiamo di insegnare ai corsi di Associazione Diplomatici, cioè l’approccio critico ai problemi del mondo.

Si cerca di spiegare come guardare le cause apparenti e quelle profonde e fare anche delle previsioni sugli sviluppi che quei fatti
potranno avere. Ti insegna a vedere le cose da prospettive multiple e diverse, non solo dal tuo punto di vista. Cerca di dare capacità critica ai ragazzi”.

Digital Strategist e Marketing Manager di Scambieuropei; con una grande passione per la musica, il cinema, i viaggi e i Podcast.