Sette frasi in Greco Antico alla base della nostra Cultura
Stai pensando di studiare greco antico? Ti interessa la filosofia ma non sai da dove cominciare? Il tuo viaggio inizia con queste sette frasi in greco antico
Se vogliamo comprendere pienamente la cultura occidentale, dobbiamo percorrere la storia a ritroso e interpellare coloro che hanno gettato le fondamenta filosofiche della nostra civiltà: gli antichi greci. Lontano dall’essere una lingua morta, il greco antico resiste ancora oggi e ci regala delle massime senza tempo.
Ecco quindi 7 frasi in greco antico per conoscere più da vicino la culla della nostra civiltà.
So di non sapere – Έτσι, δεν γνωρίζω, estì den gnōthizo
(Socrate)
Il nostro viaggio attraverso queste frasi in greco antico non poteva che iniziare con un invito ad accantonare ogni convinzione. “So di non sapere” è tra gli aforismi più interessanti della filosofia antica.
Socrate, trovatosi di fronte a poeti, artigiani e politici che credeva saggi, si rese conto che questi avevano convinzioni nette, pensavano di sapere cose che in realtà non conoscevano affatto e, una volta smentiti, difendevano le proprie idee con arroganza e presunzione.
Così, come ci insegna Platone nell’Apologia di Socrate, si rese conto di essere egli stesso il vero saggio, proprio perché sapeva di non sapere; in altre parole, capì che la vera saggezza sta nel riconoscere la propria ignoranza.
«Allora capii che veramente io ero il più sapiente perché ero l’unico a sapere di non sapere, a sapere di essere ignorante. In seguito quegli uomini, che erano coloro che governavano la città, messi di fronte alla loro pochezza presero a odiare Socrate»
Conosci te stesso – γνῶθι σαυτόν, gnōthi sautón
(Incisione nel Tempio di Delfi)
Che l’uomo debba riconoscere la propria fallibilità, ce lo ricorda anche questa massima anticamente incisa sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi. Si tratta di un invito a riconoscere l’inferiorità dell’essere umano rispetto agli dèi:
«Conosci te stesso e abbi la consapevolezza di essere inferiore a Zeus»
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Si impara soffrendo – πάθει μάθος, páthei máthos
(Eschilo)
Oltre alla capacità di filosofare, i greci antichi ci hanno regalato anche la tragedia. Si pensa che questa forma d’arte ancora così attuale sia nata sotto al segno del culto di Dioniso, dio dell’estasi e dell’ebrezza.
Eschilo, tra i primi drammaturghi della storia, definì le regole fondamentali della tragedia. Dobbiamo a lui il seguente aforisma:
«Zeus ha posto questo come legge possente: solo chi soffre impara.»
Tutto scorre – πάντα ῥεῖ, Pánta rheî
(Attribuita ad Eraclito)
Nella filosofia di Parmenide, l’Essere è una sfera perfetta, finita e immutabile nello spazio e nel tempo. Eraclito stravolge questa concezione introducendo il concetto di divenire, che può essere riassunto in una locuzione diventata celebre: Panta Rhei, tutto scorre, ogni cosa è soggetta alle leggi dell’inesorabile mutamento.
«Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.»
Pari agli dèi mi appare lui, quell’uomo – Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν
(Saffo)
L’itinerario tra le frasi in greco antico non può certo lasciar fuori una tra le poetesse più celebri del Peloponneso. Saffo è autrice di questo verso passato alla storia (Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν), con il quale apre la sua Ode alla Gelosia.
«Pari agli dèi mi appare lui, quell’uomo
che ti siede davanti e da vicino
ti ascolta: dolce suona la tua voce,
e il tuo sorrisoaccende il desiderio. […]»
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L’uomo è la misura di tutte le cose – ἄνθρωπος μέτρον, Ánthrōpos métron
(Protagora)
Al centro della concezione filosofica di Protagora, massimo esponente della sofistica, sta un pensiero antropocentrico e relativista, che si può così riassumere: non esistono verità assolute, la realtà è mutevole sulla base degli occhi di chi la osserva.
«L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò non sono»
Stai un po’ fuori dal mio sole – ἀποσκότησόν μου
(Diogene di Sinope)
Diogene di Sinope, conosciuto anche come “Il Socrate Pazzo” o “Il Cane”, è tra le personalità più irriverenti della Grecia Antica. Contemporaneo di Alessandro Magno (morirono nello stesso giorno), si rese protagonista di un divertente aneddoto che lo vide tener testa al più grande conquistatore macedone.
Vale la pena leggerlo per intero, nel racconto che ne fa Plutarco.
«Poiché molti statisti e filosofi erano andati da Alessandro congratulandosi con lui, questi pensò che anche Diogene di Sinope, che era a Corinto, avrebbe fatto altrettanto. Ma dal momento che il filosofo non gli diede la minima attenzione, continuando a godersi il suo tempo libero nel sobborgo di Craneion, Alessandro si recò di persona a rendergli visita; e lo trovò disteso al sole. Diogene sollevò un po’ lo sguardo, quando vide tanta gente venire verso di lui, e fissò negli occhi Alessandro. E quando il monarca si rivolse a lui salutandolo, e gli chiese se volesse qualcosa, egli rispose “Sì, stai un po’ fuori dal mio sole”. Si dice che Alessandro fu così colpito da questa frase e ammirò molto la superbia e la grandezza di un uomo che non aveva nulla ma solo disprezzo nei suoi confronti, e disse ai suoi seguaci, che ridevano e scherzavano sul filosofo mentre si allontanavano: “Davvero, se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene.»
Diogene di Sinope mentre “cerca l’uomo”
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